Il laticlavio era arrivato via fax alla velocità della
luce senza neppure il tocco di spada, da parte del sovrano, sulle spalle
onuste di anni dell'inclito vate di casa nostra..
Mario Luzzi, poeta, cultore di letteratura e varie umanità aveva
accettato la nomina a Senatore a vita senza fare una piega, "ex toto
corde".
Quello che più mi stupì e deluse fu che il campione dell'Ermetismo
non rimandò al mittente il laticlavio con un secco "vade
retro".
Come poteva l'uomo di cultura, mi domandavo, accettare con
disincanto l'investitura a cotanto ufficio, senza mai aver ricevuto un mandato
popolare?
Il giorno dopo, magari, avrebbe potuto dover decidere della pace e della guerra
!
La sovranità
appartiene al popolo! Come può il Presidente della Repubblica decidere
per me e tanti milioni di Italiani nominando fino a cinque senatori che, sommati
ad altri di vecchia nomina con l'aggiunta degli ex presidenti della Repubblica,
possono ribaltare il risultato delle urne?
Insomma, un milione e mezzo di voti popolari in mano a qualche gran
ciambellano della Repubblica ed alla sua corte, utilissimi per sbarrare la
strada a qualche avversario scomodo, ancorché investito del mandato popolare.
Se questo non basta, c'è la Corte Costituzionale i cui membri sappiamo bene
come vengono nominati.
Si dirà che esiste il Referendum popolare, (ma il popolo può solo abrogare le
leggi, non farle) perché la nostra è una democrazia zoppa, molto zoppa.
E' una democrazia rappresentativa e non diretta come in Svizzera.
Di più, alcuni
Referendum sono vietati come quelli in materia fiscale o la ratifica di
trattati internazionali (in Svizzera sono obbligatori).
Non sono forse i cittadini a farne le spese nel bene e nel male?
Di certo il Professor Luzi non poteva ignorare tutto quanto ho
poc'anzi detto ma ha accettato senza batter ciglio e tanti saluti a noi e tanti
auguri a lui da parte del mondo politico ed accademico.
Ma che paese è questo a limitatissima sovranità, anzi troppo spesso,
inesistente sovranità?
Quando Gaetano Salvemini tornò dall'esilio, sentenziò con graffiante umorismo
"....il presente regime politico italiano può essere definito come un
fascismo meno Mussolini e più la regione".
Come dargli torto!
Il neo senatore non ha perso tempo a pontificare.
Il suo primo bersaglio è stato il capo del governo in carica che ha paragonato
al cavalier Mussolini, affossatore di libertà, senza rendersi conto che
lui medesimo aveva usurpato la sovranità sostanziale del popolo
che per di più mai aveva ratificato quella Costituzione che lo aveva
innalzato all'Olimpo senatorio.
"De mortuo nisi bonus" ci hanno insegnato gli antichi.
Ma come si fa a tacere davanti a simili oscenità!
E pensare a quanta ilarità si è fatto su chi fece senatore il
suo cavallo! Sono passati venti secoli ma ad oggi non risulta che
quel cavallo abbia fatto alcun danno.
Lo stesso non possiamo dire dei senatori a vita. Basta il titolo, è tutto
un programma, che non fa ridere ma piangere.
In democrazia, sia ben chiaro, non possono esistere cariche "a vita".
Auguri,
Vezio Gai
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